Il SS. Crocifisso tra storia e leggenda

La leggenda e la storia del simulacro del SS. Crocifisso sono molto diverse. La leggenda racconta che intorno al 1540, nel Mediterraneo navigavano due navi: una con a bordo cristiani delle vicinanze di Palermo, e propriamente di Monreale, di Boccadifalco e di Altarello di Baida, l’altra era una nave turca. Si racconta che i turchi avessero con loro un Crocifisso che trattavano in modo molto irriverente. I marinai palermitani scandalizzati per gli atti contro la venerata immagine, chiesero ed ottennero di potere riscattare il simulacro del SS. Crocifisso in cambio di una forte somma di denaro.

Ritornati al porto di Palermo sorse tra loro questione a chi il “Crocifisso” dovesse appartenere e per stabilire chi dovesse avere il simulacro, quegli uomini decisero di metterlo sopra un carro trainato da buoi: dove si sarebbe fermato il carro, sarebbe sorta una chiesa che avrebbe custodito il “Crocifisso”. I buoi si fermarono varie volte e in vari luoghi ma, percossi, continuarono il loro viaggio, poi si fermarono proprio dove ora sorge la chiesa della “Collegiata” e, nonostante le bastonate non vollero più muoversi.

Un’ altra leggenda riguarda il Simulacro del SS.Crocifisso, racconta il Pitrè:”Una vecchietta sui 75 anni, certa Michela, mi ha raccontato: “Un monrealese aveva un giardino di rose, venne a Palermo a vederne, ma non trovò chi ne comprasse, onde s’avviò per andarle a buttare a mare. Quivi un marinaio gliele chiese in cambio di un Crocifisso ch’egli aveva in barca. A quel Crocifisso mancava la testa. Adagiata sopra un carro tirato da buoi, Esso fu portato fino a Monreale, proprio là, ai piedi dell’attuale Collegiata. Chiuso entro una chiesa e riaperto al terzo giorno, fu trovato bello e compiuto con l’espressiva testa che ora ha.”

La storia però ci racconta cose ben diverse: intorno al 1400 fu costruita la chiesetta del SS. Salvatore perché sede della confraternita omonima. Questa chiesa in seguito divenne la sede del Collegio dei Canonici, fondato da Monsignor Venero e per questo venne chiamata “Collegiata”.

Si dice che questo “Crocifisso” somigli veramente a Gesù Cristo, addirittura che sia il vero ritratto e si racconta “che una volta un alto personaggio venuto da Alessandria d’Egitto in Monreale, riuscito ad alludere la vigilanza dei custodi della chiesa appena vedutolo esclamasse sorpreso: E’ desso !E’ desso!- “Ohi? Perché?” gli chiese uno che gli stava vicino: ed egli lo sconosciuto:-” Perché di questo crocifisso si parla tanto in Alessandria e da tutti si crede che esso sia il solo che somigli davvero a Gesù Cristo”.”(tratto da: Feste patronali in Sicilia descritte da Giuseppe Pitrè).

Il simulacro del SS. Crocifisso, nella chiesa della “Collegiata” prima veniva coperto da sette veli: il primo era tutto rosso il secondo il terzo il quarto il quinto e il sesto raffiguravano alcuni episodi della passione di Cristo, il settimo, che era tutto nero, portava la scritta al centro “expiravit”.

Nessuno poteva rimuovere questi veli. Oggi il Crocifisso non viene più coperto, tranne nei venerdì di Quaresima, durante la liturgia penitenziale conosciuta come “la calata dei veli”.

Il suo volto mostra segni di dolore e di gioia e ha “la dolce espressione di colui che muore come Padre che ha salvato i figli”. Il suo viso ha tre espressioni:

1. quella del Cristo Dio Redentore: l’occhio sinistro spento, le labbra atteggiate ad un dolce paterno sorriso;
2. quella dell’uomo dei dolori : l’occhio destro chiuso, le labbra serrate, il capo piegato fin quasi a toccare il mento;
3. quella dell’uomo che muore sotto lo sforzo enorme dell’ultimo respiro, mentre si contrae, abbassandosi su se stesso, ormai esanime pendente dalla Croce.”

I festeggiamenti dedicati al SS. Crocifisso durano tre giorni, 1, 2 e 3 maggio e si esplicano attraverso celebrazioni e solennità con caratteristiche tutte proprie, che ne fanno l’unica festa che si celebri a Monreale con risonanza così profonda. In questi giorni di festa la piazza e le strade del paese sono piene di gente, molte delle quali si recano in chiesa per assistere alla novena che si celebra nei giorni antecedenti alla processione. Novena che tutt’oggi ha i suoi momenti culminanti nel canto degli Inni in onore al SS. Crocifisso e nell’omelia che il predicatore fa sera per sera.

Nei giorni 1 e 2, la festa è caratterizzata da manifestazioni folkloristiche promosse per intrattenere e dilettare la gente quali, le bande musicali che suonano passando per le vie del paese, le corse dei cavalli, gli appuntamenti canori con la partecipazioni di cantanti di grido, gli sbandieratori e le giostre. Le strade sono piene di colori e di luci, sia per le “luminarie” che per le “bancarelle” piene di attrattive per i bambini e per i grandi.

Giorno 3 invece è dedicato alla solenne processione.

Le celebrazioni in onore del SS. Crocifisso toccano il loro culmine il giorno 3 maggio. Terminato il solenne pontificale celebrato dall’Arcivescovo, ha luogo la tradizionale discesa dall’altare della venerata immagine: è questo un momento di forte richiamo e di grande commozione.

Quando il Crocifisso è fatto scendere dall’altare ed è adagiato sullo zoccolo della “Vara”, le ferite del costato sacro sono palpeggiate di continuo dai fazzoletti dei fedeli. Scoppi di pianto accompagnano questo succedersi disordinato di carezze, e un tremito nervoso serpeggia anche nei più forti di spirito soggiogati da quella fede che scuote ogni dubbio. Le scene sono ancora quelle descritte nel secolo scorso dal Pitrè: “…i sottostanti fanno ressa per salire anche loro, ma non trovano spazio per mettere un piede… “.

L’effige del Crocifisso è poi collocata all’esterno della chiesa, sotto la maiolica che raffigura il protettore di Monreale, da dove alle ore 18.00 in punto, al suono del campanello e al rullo dei tamburi, accompagnato dal suono festoso delle campane a distesa, si dà il via alla solenne processione. Dalle ore 14.00 fino alle ore 18.00, i fedeli si accalcano presso la Maiolica, per toccare, baciare e pregare il Crocifisso, prima che inizi la processione. Fazzoletti bianchi, rossi, turchini volano dal basso verso l’alto e dall’alto verso il basso, lanciati dalla folla che li passa alle persone vicine al Cristo, le quali li raccolgono e palpano con essi delicatamente le membra adorate, poi li ripassano alla folla, che con le mani in aria, li coglie al volo, stringendole al petto ed accarezzandosi il viso, gridando:
“GRAZIA PATRUZZU AMURUSU”.

La processione si snoda lenta per il corso principale della città: è una marea di ceri accesi che avanza tra lo sfolgorio di luci, la pioggia di petali di rose e lo scampanio festoso delle campane di tutte le chiese.

Alla processione non partecipa soltanto il popolo, ma per un lungo tratto anche le autorità civili e religiose tra cui il sindaco, l’Arcivescovo, i comandanti rispettivamente dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia Municipale, e buona parte del clero.

La processione parte alle ore 18.00 del 3 maggio e termina alle ore 2.00 circa del giorno successivo. Durante la stessa, momenti commoventi sono, il bacio dei bambini dato al simulacro in tutte le soste, e lo sfiorare coi fazzoletti e con i fiori l’effige del SS. Crocifisso.

Durante questa festa non si possono distinguere luoghi particolarmente interessati da questa cerimonia, poiché tutto il paese di Monreale è in festa, ed è per gran parte del paese che il Crocifisso passa durante la processione. Una folla, di circa 3.000 persone, annualmente segue il simulacro in processione, fedeli, che sin dalle prime luci dell’alba si preparano al solenne ed atteso “viaggio”. Momento di grande attrazione, misto di fede e folklore è l’arrivo allo “Spasimo”; dopo la difficile “scinnuta”, il Crocifisso, posto al centro della piazza con il volto proteso verso la Conca d’Oro, estende la sua benedizione al territorio sottostante, un tempo rigoglioso di campagne e di vita, per numerose famiglie. I giochi pirotecnici nella piazza completano un momento di grande festa ed esultanza verso la venerata immagine.

Per tutto il mese di maggio i devoti, che hanno ottenuto o chiedono qualche grazia, fanno il tradizionale “viaggio”, rifacendo il percorso fatto dal Crocifisso giorno 3; vanno secondo il voto in “peduli o scalzi” , con un grosso cero acceso avvolto da un cartoccio, detto “u coppu”, per impedire che la fiamma si spenga al vento, recitando sommariamente le orazioni. Secondo la tradizione, nell’anno Santo, in occasione di missioni cittadine, di grandi calamità o di solennità straordinarie e liturgiche, è ormai consuetudine portare in Cattedrale il simulacro dove, durante i giorni di sosta sono celebrate funzioni con predicazioni e con numeroso concorso di popolo.

A conclusione della processione, fase molto commovente e partecipata dai fedeli, è quella della “ricollocazione” del Crocifisso nella sua cappella posta sull’altare maggiore.

LA PROCESSIONE DEL SS. CROCIFISSO
ORIGINE E SVILUPPO

La processione del SS. Crocifisso nasce come atto di ringraziamento e di devozione per aver liberato la popolazione monrealese dalla peste. La prima volta che il Simulacro uscì fu il 3 maggio 1626, in seguito alla cessazione della peste a Monreale e dintorni e furono 12 canonici-“custodi”, così chiamati dallo stesso Venero, a portare la venerata immagine del Crocifisso, accompagnati da altri 12 canonici portatori di torce. In questo modo il Venero poté fondare la prima Congregazione composta da ventiquattro canonici, proclamando se stesso come primo confrate, allo scopo di assicurare e dare sviluppo nei secoli avvenire al culto verso il SS. Crocifisso rendendogli il doveroso omaggio anche al di fuori della Chiesa della Collegiata con l’atto principale e solenne della processione.

Venne stabilito, dallo stesso Mons. Venero, un primo itinerario con atto notarile del 11 gennaio 1626: “…la processione arrivi alle case di Antonino Fragapane, poi intra la vanella delle case di Pietro lo Seggio, tirando per la strada pubblica del Pozzillo, esce nella strada di S. Francesco sino a S. Castrenze. Poi cali per la Via Grande fino alla Piazza Pubblica e torni alla Collegiata. E così si faccia ogni anno”.

In un secondo periodo e certamente non molto lontano, la processione effettuò un primo prolungamento, ciò dovuto al fatto che il paese andava via via ingrandendosi, e da ciò nacque la volontà di creare un nuova tragitto, ovvero quello che passa dalla via Garibaldi e da Largo Padre Pio (scinnuta ru Signuri e Piazza Spasimo); intorno agli anni ’50 del XIX secolo, durante la dominazione dei Borboni, era solito usare come luogo di tortura e impiccagioni la zona chiamata comunemente “abbiviratura” o “chianu ru piatusu”, pertanto per rivendicare la dignità di questi uomini, figli di Dio, se peccatori, il popolo ed il clero hanno sentito il dovere di fare arrivare il Crocifisso e la processione fino a questo “pietoso” posto e da qui si creò il secondo prolungamento della processione; il tragitto del Crocifisso venne ulteriormente modificato aggiungendo la via Palermo, visto che l’unica via per accedere da Palermo a Monreale e visto che vi abitavano molte famiglie; il quinto itinerario venne istituito subito dopo la costruzione della attuale via B. D’acquisto, pertanto il Crocifisso arrivato in Piazza,. Anziché scendere direttamente da via Palermo, scende dalla “strada nuova” e risale per la via Palermo. La processione del SS. Crocifisso ha un fascino diverso da tutte le altre. Essa presenta il suo folklore, ma invita alla preghiera; sembra di contenere molto di profano e di distratto, ma nel cuore di ogni fedele e soprattutto dei numerosi fratelli, tutto si compie per amore di Gesù Crocifisso.

LA STRUTTURA DELLA CONFRATERNITA

Nel 1996 la “Pia associazione dei Fratelli del SS. Crocifisso”, è stata elevata a Confraternita con un decreto dell’Ordinario Diocesano. Gli organi della Confraternita sono: l’Assemblea e il Consiglio Direttivo. Il Consiglio Direttivo è composto dal Presidente, dal Vice Presidente, dal Responsabile sett. Giovani, dal segretario e dal cassiere. Nel direttivo è compresa la figura del parroco, avente la funzione di assistente spirituale.

Nonostante il passaggio da “Pia Associazione” a “Confraternita del SS. Crocifisso”, i confrati non hanno cambiato quella che era la loro divisa votiva. Da più di un secolo infatti la divisa dei Fratelli è rimasta la stessa, ciò possiamo constatarlo da uno scritto del Pitrè, storico delle tradizioni religiose popolari siciliane, del quale riportiamo qui alcuni frammenti “…tutti si riconoscono dal distintivo delle calze… tutti vanno in mutande, il capo coperto da un fazzoletto bianco, cinta alla vita con una fascia rossa, e sotto di essa, pendente, un largo e candido tovagliolo, come per nascondere le parti inferiori del tronco” e si parla anche dei due colori che caratterizzano la divisa; infatti questa è composta dal bianco che indica la purezza e la bontà, e dal rosso che invece indica il sangue di Gesù Crocifisso. Col passare degli anni si sono apportate alcune modifiche senza danneggiare quella che era la divisa tradizionale; infatti nel 1958 si cominciò sotto il rettorato del canonico Minà ad utilizzare le scarpe. In seguito la tovaglia, venne arricchita da un ricamo, raffigurante il SS. Crocifisso caratterizzato da una sottostante scritta “ W il SS. Crocifisso.”

LA “VUCI”

“…Ittamu tutti na vuci…” Durante la processione del 3 maggio si può ben udire questa tipica espressione dialettale appartenente al gergo dei Fratelli; infatti queste caratteristiche “Vuci” non sono altro che delle invocazioni nate su iniziativa di un singolo fratello, il quale con la mano protesa verso la Venerata Immagine, lancia appunto un grido, attirando l’attenzione del gruppo dei con frati, i quali a loro volta rispondono in coro “…Grazia.” Queste vuci, in dialetto siciliano, appartengono ad una vera e propria tradizione popolare,legata fortemente ad un significato religioso- culturale.

Riportiamo le dodici “vuci”:

E che bedda sta iurnata U signori è pi la strata! Grazia Patruzzu Amurusu!Grazia!

Chi su beddi sti quattro rosi Nostru Patri ca’ ni vosi!Grazia Patruzzu Amurusu!Grazia!

E che bedda sta santa cruci Aruramual tutta na vuci! Grazia Patruzzu Amurusu! Grazia!

Cincu chiai, e cincu rosi Aruramuli iddu li vosi!Grazia Patruzzu Amurusu!Grazia!

E che beddu stu crucifissu Fa li grazie sempri spissu! Grazia Patruzzu Amurusu! Grazia!

Chi nsu beddi sti quattro ciuri Pirdunatici, Signuri! Grazia Patruzzu Amurusu! Grazia!

Vi salutu, o Sacra Testa Ch’è di spini è incuranata Oi che la vostra festa Vaiu girannu pi la strata!Grazia Patruzzu Amurusu!Grazia!

Chi fu beddu pi la strata! Nostru Patri torna a so casa! Grazia PatruzzuGrazia! Amurusu! Grazia!

Nostru Patri!Binirici a campagna!

Nostru Patri! Binirici i malati !

Grazia all’arma e ù pirdunu ri piccati

LA “VARA”

L’attuale vara del SS. Crocifisso è stata costruita nel 1945. Essa è formata da uno zoccolo su cui viene collocatoli Crocifisso. La base è più larga: lunghezza base m 2.30 + lunghezza zoccolo m 1.60, per un totale di m 3.90. Altezza base m 1.30 + altezza zoccolo m 1.60 per un totale di m 2.70. La Croce ha un’altezza di m 3.30 x una larghezza di m 2.70.

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